MESSINA 1908-2008 UN TERREMOTO INFINITO Messina fra passato e futuro con in mezzo un terremoto “ingombrante”. Cosa rappresentò la tragedia del 1908 per i messinesi? Che effetti ebbe a medio e lungo termine? Quale eredità ha lasciato a distanza di un secolo?
In occasione del centenario della catastrofe, che devastò le due sponde dello Stretto, con un bilancio complessivo di quasi 150 mila morti, il libro “Messina 1908-2008, un terremoto infinito. Storia di una città tornata alla vita ma rimasta incompiuta”, della giornalista Eleonora Iannelli, rievoca il tragico evento, facendo parlare direttamente alcuni testimoni oggi ancora vivi.
Il volume, 150 pagine corredate da fotografie d’epoca, edito da Kalòs di Palermo, sarà disponibile nelle librerie a partire da novembre. La prefazione è curata da Bianca Stancanelli, inviato speciale di “Panorama” e scrittrice di origini messinesi (tra i suoi libri di maggiore successo, “A testa alta, Don Giuseppe Puglisi: storia di un eroe solitario”, Einaudi).
Il libro della Iannelli è una raccolta di preziose testimonianze di alcuni sopravvissuti, oggi ultracentenari, o dei loro figli e nipoti. Storie drammatiche, ma anche curiose, romantiche, appassionanti. Salvataggi miracolosi, rocamboleschi, donne con le doglie mentre la terra tremava, giovani che trovarono l’amore fra le rovine della città, o presero i voti. Malcapitati che rischiarono di essere giustiziati sommariamente durante lo stato d’assedio, profughi costretti all’esodo, bambini spariti, ragazze sfruttate, nobili decaduti e poveri arricchiti.
“Un campionario di varia umanità. Vittime ed eroi che ebbero il coraggio di difendere la città con le unghie, di scongiurare quella colata di cemento, che avrebbe cancellato per sempre Messina dalla carta geografica. Una grande forza d’animo, uno sforzo sublime che fece trionfare la vita sulle macerie e sulla morte. Ho provato
-spiega l’autrice- a raccontare queste storie col cuore di una messinese e l’occhio curioso di una giornalista”.
Ogni singola storia offre lo spunto per accennare a un tema generale: i ritardi dei soccorsi, l’aiuto dei russi, la carità internazionale, lo sciacallaggio, lo stato d’assedio, l’intervento dei sovrani, lo scempio dei monumenti rimasti in piedi e poi buttati giù a colpi di piccone e dinamite. Notizie tratte dalla storiografia ufficiale, ma anche altre meno note, recuperate dai giornali dell’epoca, privilegiando le antiche collezioni del “Giornale di Sicilia” e dell’“Ora”, con un lavoro di certosina spigolatura: dallo sciopero dei becchini che in quell’ecatombe incrociarono le braccia per un aumento di paga; ai premi da cento lire ai soldati per chi segnalasse un sepolto vivo; alle prime cinematografiche a Palermo sullo spettacolo della morte nella città dello Stretto.
Ma quanto pesò la catastrofe del 1908 sul futuro della città?
“Fu sicuramente uno spartiacque -dice la Iannelli- con un retaggio demografico, urbanistico, sociale e soprattutto culturale, ma talvolta il terremoto è diventato anche un alibi per il mancato sviluppo della città, per il suo essere città babba”.
I racconti dei testimoni cedono il posto a un’inchiesta sulla ricostruzione mai finita, sulla cultura delle baracche, sull’assistenzialismo, sulle speculazioni di una città “incompiuta”. Ed è la seconda parte del libro, “Un secolo di ricostruzione. Ancora baracche nel 2008”. Un’inchiesta dalle baracche post-terremoto, allo sbaraccamento degli anni Trenta-Quaranta e poi di nuove baracche dopo la guerra e gli imponenti programmi di edilizia residenziale pubblica, fino al flop dell’operazione “Risanamento”. Un fiume di fondi straordinari che per la prima volta vengono approssimativamente quantificati dall’autrice: 8 mila miliardi di vecchie lire. Un quadro con la cronologia dei principali interventi sino ai giorni nostri.
Eppure, a distanza di un secolo, a Messina ci sono ancora oltre 3 mila baracche censite ufficialmente. Almeno 15 mila persone che abitano in tuguri di lamiera con tetti in eternit e fogne a cielo aperto.
“Con un racconto agile, denso di testimonianze, di cifre, di dettagli, Eleonora Iannelli - scrive Bianca Stancanelli nella prefazione - ricostruisce i cento anni dal grande terremoto di Messina. Un secolo di storia fluisce veloce in queste pagine. E nelle prime, ossessiva ritorna l’ora della catastrofe: quelle 5.21 di lunedì 28 dicembre che divisero la storia della città in un prima e in un dopo in cui nulla fu più uguale, segnando l’annientamento di quella che era stata per secoli una delle capitali più belle e vivaci della Sicilia…
Dalle lentezze, dagli imbrogli, dai pasticci della ricostruzione emerge la città delle baracche, che è il cuore di questo libro. La Messina che incantava i viaggiatori con la strepitosa invenzione urbanistica della Palazzata si trasforma nella miserabile città delle catapecchie. E come un malvagio incantesimo, quella forma degradata dell’abitare diventa una costante del paesaggio urbano, incancellabile, insuperabile…
…Come se il disastro, e l’estenuante dopo terremoto, col suo vischioso protrarsi, avessero fiaccato l’anima della città, sprofondandola in un attendismo rancoroso, sottraendole ogni desiderio di definitiva ricostruzione, oscurando ogni progetto di futuro. Sulle ragioni di questo sprofondare Eleonora Iannelli indaga interrogando storici, urbanisti, studiosi. Fino a evocare un’ipotesi di grande suggestione: un mutamento di codice genetico, innescato dall’azione invisibile di un gas, il radon. Liberato dalla potenza del sisma, quel gas avrebbe alterato per sempre il dna dei messinesi. Affascinante teoria, se non altro perché, come il terremoto, libera gli esseri umani dal dovere di costruirsi un destino, e di renderne conto”.