QUELLO CHE LA SICILIA HA DATO
ALL' ITALIA E AL MONDO
di Santi Correnti
So bene che molti, alla domanda "Che cosa ha dato la Sicilia all'Italia e al mondo?",
risponderebbero che la Sicilia "ha dato la mafia", perché purtroppo la nostra terra, in
Italia e nel mondo, è conosciuta soltanto per questo aspetto negativo, data l'enorme
insistenza con cui si parla di questo problema sui giornali, nella radio, e nelle TV di tutto
il mondo, ignorando, spesso volutamente, che la mafia non è nata in Sicilia, ma nella
Spagna, dove già nel 1412 esistevano a Toledo le "Onorate società"; la Spagna ha
importato la mafia nei suoi domini italiani, non solo in Sicilia e nell'Italia meridionale
(con la camorra a Napoli, con la 'ndràngheta in Calabria, e con la onorata società in
Sicilia), ma anche in Lombardia, come clamorosamente dimostrano i Promessi Sposi
di Alessandro Manzoni, che descrivono la società lombarda del Seicento come una società
mafiosa completa in lutti e tre i suoi livelli (al livello di base con don Rodrigo, al livello
medio con l'Innominato, e al livello di "cùpola" con il Conte-zio) e in tutti i suoi aspetti,
con i killers che allora si chiamavano "bravi", con i confidenti come Egidio, l'amante
della "Monaca di Monza", e con i "coinsigliori" come l'avvocato Azzeccagarbugli), e
perfino con il linguaggio tipico della mafia, come avviene nel capitolo Vili, quando i
bravi di don Rodrigo, dopo la "notte degli imbrogli" e il mancato ratto di Lucia,
intimano al console del villaggio di non fare rapporto alle autorità su ciò che era accaduto,
"per quanto aveva cara la speranza di morire di malattia".
La Sicilia, fortunatamente, ha dato ben altro all'Italia e al mondo nel corso dei secoli, e
con apporti positivi in ogni campo, perché all'Italia ha dato perfino il nome, che deriva
dalla parola siciliana Vilulia, che indicava "la terra dei vitelli", cioè la fascia costiera
jonica che va da Taormina a Messina, dove secondo la tradizione mitologica venivano
allevati i vitelli sacri al dio Sole, come sappiamo dall'Odissea di Omero, e dal "Problema
bovinum" che Archimede propose ad Eratòstene di Cirene nel III secolo a. C, per sapere di che
colore fossero i vitelli sacri al dio Sole; e l'espressione originaria di Vitulia si tra sformò in Italia
perché, come ci attestano i grammatici latini Pompeo Pesto e Varrone, le antiche popolazioni
della Penisola chiamavano "itali" i vitelli; e la nuova denominazione geografica varcò lo Stretto
di Messina, e risalì la Penisola fino alla Val Padana, facendo scomparire le vecchie denominazioni
geografiche di Esperia, Ausonia, Nettunia, Saturnia, Enotria e Vulcania; e "la prova del nove"
di quanto da noi asserito sia nel fatto incontrovertibile che l'unico degli 8103 comuni italiani che
porti il nome di Itala si trova proprio nella fascia costiera siciliana che va da Taormina (il cui
nome deriva appunto da "toro": e in latino è "Tauromoenium") a Messina, nella "terra
dei vitelli" cantata da Omero e indagata da Archimede.